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Speciale Design

Le ricette anticrisi di Edelkoort

testo di Paolo Bocchi foto di Paolo Verzone

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22 aprile 2009


Rallentare, distendersi, ragionare con serenità. Queste le chiavi per affrontare la crisi secondo Lidewij Edelkoort, l'olandese considerata tra le più influenti trendsetter del mondo. «La creatività deve trasformarsi in salute e il cibo naturale sarà l'oro del futuro»

Ho incontrato Lidewij Edelkoort, meglio nota come Li Edelkoort o, ancor più semplicemente, come Li, a Milano, in quello spazio Edra gelosamente custodito dalla Brera più antica, più intima, più meneghina. Qui la signora presentava Landscaping Design, la sua ultima analisi sui futuri orizzonti che aspettano il genere umano. Perché questo, in fondo, è il lavoro di Edelkoort: come un bravo libero in una squadra di calcio, deve analizzare la forza del gruppo, osservare la situazione in campo, prevedere ciò che succederà, anticipare di poco il futuro per aiutare a creare azioni utili.
«Li Edelkoort, independent trend consultant, è un personaggio carismatico nel mondo della moda e del design, riconosciuta trendsetter, curatrice di mostre, ispiratrice della new wave olandese, direttrice per dieci anni dell'Accademia di Eindhoven, autrice di raffinati libri, creatrice di Bloom (la prima rivista di trend floreali e botanici correlati a moda e design), consulente per marchi quali Coca Cola, Estée Lauder, L'Oréal, nominata da Time come una delle venticinque persone più influenti nel campo della moda ed eletta dalla rivista i-D come una delle trenta Most influential people in design, insignita infine nel febbraio 2008 del titolo di Cavaliere delle arti e della letteratura dal ministro francese della Cultura». Questo era scritto nel comunicato stampa che ne annunciava la presenza in città. Il che, a dirla tutta, me la rendeva leggermente antipatica. Non ho mai amato troppo le saputelle. Qui si parlava, addirittura, di una "guru".
E allora andiamo a incontrarla, questa guru mondiale. Andiamo a conoscerla con l'animo di chi, come me, si confronta con la crisi economica, con sicurezze che si stanno eclissando, con l'inferno alle porte. Eccomi al dunque, seduto al tavolo per l'intervista, quasi pronto a una guerra di parole. Che non ci sarà. Per merito esclusivo di Li. Perché Li Edelkoort non è solo una guru, è molto di più. È una guida spirituale.
Il tutto accade con calma, un passo alla volta. Quando le chiedo cosa pensa dell'attuale situazione mondiale mi risponde, pacatamente ma fermamente: «Sono moderatamente ottimista. All'inizio questo mi è sembrato più un crack finanziario che economico. Oggi si può dire che si tratti, a tutti gli effetti, di una reale crisi economica. Ritengo che per capirne bene l'entità occorra però aspettare ancora un po' di tempo, per verificare se gli scheletri negli armadi delle banche sono terminati e se non sono stati, nel frattempo, trasferiti nelle casse degli Stati. Del resto possiamo dircelo onestamente fuori dai denti, abbiamo danzato per troppo tempo intorno al vitello d'oro. Ecco, proprio l'opera di Damien Hirst The Golden Calf, con il suo significato e il suo prezzo battuto all'asta, è stata in qualche modo il canto del cigno di una certa epoca storica. Ma nulla è perduto. Ora inizia un nuovo percorso, fatto di maggiore attenzione alle cose, un periodo in cui la parola d'ordine sarà autenticità. Questa è una crisi che monda».
Questa donna mi stava dicendo che c'era una speranza, e me lo stava dicendo in maniera molto realistica. Eppure io avevo la sensazione di sognare. «Vede, quando ho osservato in anteprima, in giro per il mondo, le collezioni di moda che sono poi arrivate al pubblico, mi sono accorta di una cosa: le sfilate erano all'insegna del super ottimismo. Ho visto le modelle ridere in passerella, non mi era mai successo. Mai. Sembra che il mondo fashion abbia recepito e fatto suo, per primo, l'effetto Obama. L'elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti ha portato una ventata di gioia nel mondo, ha dato la speranza di un reale cambiamento, anche nei ghetti. L'effetto Obama ha invertito la tendenza crescente al pessimismo che stava ormai dilagando in tutto il mondo. Ecco perché sono sicura che questa crisi sarà più corta di molte altre alle quali ho assistito di persona. E mi creda, ne ho viste parecchie, ormai. Ma sono tutte, per fortuna, alle nostre spalle».
Una parte di me era già completamente sedotta dalle parole di questa donna, dalle sue pre-visioni. L'altra parte di me, invece, quella più malevola, continuava a pensare che la crisi, nei portafogli italiani (e non solo), non si potesse propriamente dire "passata". Quindi, carissima guru, come uscirne? «Grazie alla creatività. In questo momento bisogna riuscire a pensare in maniera diversa dal solito. Occorre rallentare. Diminuire la velocità. La creatività deve trasformarsi in salute. La società deve usare la creatività per produrre relax. Rilassarsi, anche se sembra paradossale, porterà a ragionare con più calma, con più attenzione, con più serenità, e aiuterà a capire come fare soldi anche in una situazione apparentemente drammatica. Non fare, certe volte, è più importante che fare. Non lo dico io, lo diceva Lao Tse. Se non credete a me, a lui potete credere. No?».
Ammaliato. Abbagliato. Accecato. Così mi sento dopo questa mezz'ora passata ad ascoltare Li. La guardo: mi fa capire che vorrebbe aggiungere qualcosa a quanto appena detto. «Man mano che passa il tempo, mi convinco sempre più che saranno gli agricoltori gli attori più importanti del prossimo scenario mondiale. La "lobby dei farmers" diverrà potentissima. Saranno loro a decidere cosa mangiare e cosa invece no, avranno nelle loro mani la nostra salute, che è (e sarà) la cosa più importante nel prossimo futuro. Loro saranno quelli cui affideremo la nostra alimentazione, il nostro relax, la cura del nostro corpo. You are what you eat, ha presente? Quindi il cibo e i prodotti naturali saranno l'oro del futuro - continua Li Edelkoort -. Già oggi, personaggi intelligenti come Martí Guixé o Marije Vogelzang hanno iniziato a lavorare come designer con il cibo. Perché il cibo è comfort, amicizia, creatività, felicità. Il cibo è molto importante. È la nostra benzina. E noi abbiamo bisogno di benzina pulita, sana. Vogliamo sapere da dove arriva il carburante con cui nutriamo noi stessi e i nostri figli. Ecco quindi il ruolo di assoluta importanza che giocherà nel futuro quella che io ho chiamato, scherzosamente ma non troppo, "the farmers' lobby"».
  CONTINUA ...»

22 aprile 2009
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